mi gira spesso la testa, negli ultimi giorni, soprattutto quando sono seduto e mi alzo. il caldo, sicuro, con la pressione che si abbassa. spiegazioni razionali: scientifiche. mi interessano di più le percezioni, le sensazioni: appena mi alzo e la testa inizia a girare, a volte al punto da spingermi ad appoggiarmi, o piegarmi un po’ sulle ginocchia, inclinando il busto in avanti, mi rendo conto che il mio percepire – ciò che ho intorno e la mia fisicità – cambia. il mio corpo sembra perdere peso, gli oggetti si allontanano, come rarefatti, improvvisamente divenuti instabili, incorporei. mi piace questo senso di smaterializzazione, del sé, del mondo intorno (che forse, in fondo, sono forme diverse dello stesso). la fugacità di questi momenti li rende preziosi: solo vivendo (su) queste soglie, solo in limine, possiamo scuotere le strutture che i nostri sensi costruiscono intorno e dentro di noi per orientarci nel mondo. il tremare di questi costrutti percettivi è ciò che mi interessa: stare sul confine, passare di là per istanti instabili, cogliere la possibilità di un’alterità percettiva radicale: scardinare l’occidente, decentrare l’umano. essere quella percezione rarefatta di un reale a cui non ho accesso.