#33. (di trasparenze salde e dualismi sterili)

parole chiare di-storte: deviazioni. piedi poggiati sull’erba, equilibrio regge sulle migliori intenzioni: verticalità incrinata eppure salda in baricentro basso interiore (e c’è vento, c’è sempre vento). 0, 1: sì, no: giusto, sbagliato. la dannazione del rigore dualistico di questo occidente incapace di visione. se lo scarto di lato non è ammesso ammetto un dato di… Continua a leggere #33. (di trasparenze salde e dualismi sterili)

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#32. (umanǝ-macchine)

il software che non funziona è un’interrogazione: dov’è l’errore, il glitch, dov’è che si intoppa lo scorrere di bit? tentativamente cercare soluzioni, sì, ma bisognerebbe imparare per capire dove mettere le mani, quali parametri modificare, in che linea di codice intervenire. seguire macchinalmente i consigli va bene, per la velocità del risolvere. ma fare senza… Continua a leggere #32. (umanǝ-macchine)

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#31. (fuori fuoco)

in questa mattina di gennaio in cui digito, a schermo, senza motivazione, coesistono vento e una leggera nebbia. (nemmeno prendere questo apparente contraddirsi di fenomeni atmosferici come sintomo dell’emergenza climatica che già ha sconvolto queste terre: solo prenderne atto). osservo molto, soprattutto ciò su cui non posso nulla: l’umano e il suo de-cadere. su quel… Continua a leggere #31. (fuori fuoco)

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#29. (tre anni)

accettare questo rilasciarsi della stanchezza, tra gli episodi di californication, compulsivamente, e le pagine digitali dei fratelli karamazov, tra spese imprecise, umorali al negozio bio dai prezzi che salgono come in un’asta, guardando la piccola pioggia il suo rumore, in quest’ottobre disastrato da troppo calore. l’adrenalina che si ritrae dallo scorrere senza lasciare soddisfazione per… Continua a leggere #29. (tre anni)

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#28. (acustiche ballardiane)

pensieri come rumori. impermanenti. inappartenenti: come all’orecchio così al cervello: separati (e, “amico, tutto ciò che separa è santo”). il rumore di un’auto che passa troppo veloce per queste strade strette, il pensiero che il mio fragile fare sia casuale, senza senso: né l’uno né l’altro sono (parte di) me. i miei timpani non trattengono… Continua a leggere #28. (acustiche ballardiane)

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#27. (albe di insonnie frenetiche)

si scrive sempre nel buio, ma la mia testa è una città in fiamme. luce, bellezza, forza del possibile. distruzione, temperature insopportabili, fumo. la scrittura si gioca in questo spazio che, grazie al fuoco, disegna un no sé che es donde in continua mutazione. ossessioni. ossessioni e vuoti. (come costruisce un albero la sua resistenza… Continua a leggere #27. (albe di insonnie frenetiche)

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#26. (ζωη > βιος)

lo scricchiolare dei pensieri, come sotto colpi di vento, sinuosi e secchi, contro impalcature incerte di significati. insonne. frammenti di riposo, brandelli di sogno, ronzio fastidioso di zanzare e pizzicore, il berciare ubriaco dalla strada, tutto mescola sotto pelle, lieve superficie di cranio e capelli spettinati, questo inquietare del sentire. molecole di nervosismi epidermici che… Continua a leggere #26. (ζωη > βιος)

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#25. (di domande in forma di fuga)

della materialità concreta delle parole, del loro agire, del loro poter agire. di messaggi scritti su questo piccolo schermo che cercano futuri. di presenti fatti invece di spazi nuovi abitati per poco, in cui passare come l’acqua, prendere la forma del luogo che ospita e scivolare via, lasciando forse gocce appena percettibili: in una frase… Continua a leggere #25. (di domande in forma di fuga)

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