accettare questo rilasciarsi della stanchezza, tra gli episodi di californication, compulsivamente, e le pagine digitali dei fratelli karamazov, tra spese imprecise, umorali al negozio bio dai prezzi che salgono come in un’asta, guardando la piccola pioggia il suo rumore, in quest’ottobre disastrato da troppo calore. l’adrenalina che si ritrae dallo scorrere senza lasciare soddisfazione per il lavoro compiuto: sono fiaccato. e dormo – di più, la notte, cbd o placebo poco importa – e crollo di sonno al mattino, sul divano, tra alëša e mitja, e al pomeriggio, davanti a hank moody cliché assoluto che non fa che scopare (finzionalmente: s’intende). il mondo fuori che mi sorprende con la sua esistenza, dalla finestra, di gridare di ragazzi, (s)marmitte di scooter e ruote di skate, di qualcuno che soffia il fumo fino a questo primo piano. e la vita al di là di questo sfiancante confinarsi intellettuale, di sforzi egoistico-dottorali di mete erranti, resta a distanza: danza di suoni da riscoprire alla presenza