lo scricchiolare dei pensieri, come sotto colpi di vento, sinuosi e secchi, contro impalcature incerte di significati. insonne. frammenti di riposo, brandelli di sogno, ronzio fastidioso di zanzare e pizzicore, il berciare ubriaco dalla strada, tutto mescola sotto pelle, lieve superficie di cranio e capelli spettinati, questo inquietare del sentire. molecole di nervosismi epidermici che cercano altre molecole a cui legarsi, instabili, fatte di potenziale e bellezza, di questo senso di apertura, orizzonti che si dilatano e che posso piegare con lo sguardo, derive de-terminazioni. e parole che agiscono, che chiamano azioni, che costruiscono percorsi. c’è una forma di stupore e di ammirazione in questo dispiegarsi della vita (che di spiegarsi spesso non ha bisogno). il pensare come una delle forme del sentire? de-evolversi. divenire altro. uscire dal singolare. la veglia costretta dal mio sistema nervoso modifica lo scorrere dei miei pensieri, esploro deviazioni come scienziato che guarda il brulicare del vivente attraverso l’amplificazione ottica del microscopio. e penso che le leggi che reggono il micro- non sono le stesse del macro-: lo scorrere unidirezionale del tempo è il risultato del nostro essere irreversibili e dell’universo che cerca un maggiore equilibrio. il mio cervellomondo contiene tutto. dilatarsi dell’essere sulle soglie percettive di notti instabili e giorni densi. illimitarsi.