c’è un muro. e urla. accanto a queste urla, una lapide con su scritto “tutto qui.” e qualcuno sa che un tempo questa frase era domanda. (nella mia testa, nella mia testa) cerco lo scontro con superfici dure aride sfregiate. esploro le crepe: a pugni, a pensieri. i piatti lavati, l’aspirapolvere da passare. fare la spesa, in posti diversi, più volte, il disagio nel dover scegliere i prodotti dagli scaffali. i prodotti sugli scaffali: la loro esistenza è la mia, un gesto banale mi mette in scacco. immobile. eppure eseguo, pago, esco – le chiavi nella toppa (e la serratura che fatica sempre un poco di più), le scarpe lasciate all’ingresso. mi siedo sul pavimento freddo e i doveri mi guardano nella penombra di una via stretta del centro, metà pomeriggio, sole abbassato di novembre. impossibile realismo (che lo sappiamo: la realtà è un’invenzione creata per distrarci). “and I feel no pain”.