#32. (umanǝ-macchine)

il software che non funziona è un’interrogazione: dov’è l’errore, il glitch, dov’è che si intoppa lo scorrere di bit? tentativamente cercare soluzioni, sì, ma bisognerebbe imparare per capire dove mettere le mani, quali parametri modificare, in che linea di codice intervenire. seguire macchinalmente i consigli va bene, per la velocità del risolvere. ma fare senza capire lascia in balia dell’errore. che ritorna, sempre rinnovato, nella sua différance, a interrogarci ancora, a incepparci nel nostro essere umanǝ-macchine digitali. codare come scrivere nel futuro: per liberarsi. non lasciarsi fermare da un ostacolo: capirlo per superarlo. questo tempo (speso) da riprendere, che il risultato sì, ma soprattutto: l’ap-prendere. perché una volta lo scorrere fluido delle scatole nere che ci vengono vendute interrotto, resta l’istante vuoto: lo schermo specchia il nostro disappunto: intoppo. non distrarre l’occhio: il baco dice parecchio non solo sul macchinico ma sul nostro automatizzarci assecondando l’algoritmico imposto. s-comporre, sfuggire a tecnologie pretese deterministiche per trovare convivialità elettriche. cortocircuiti di conoscenze: resistenze.

[65daysofstatic – wild light]