#33. (di trasparenze salde e dualismi sterili)

parole chiare di-storte: deviazioni. piedi poggiati sull’erba, equilibrio regge sulle migliori intenzioni: verticalità incrinata eppure salda in baricentro basso interiore (e c’è vento, c’è sempre vento). 0, 1: sì, no: giusto, sbagliato. la dannazione del rigore dualistico di questo occidente incapace di visione. se lo scarto di lato non è ammesso ammetto un dato di fatto: il mio stato è in scacco perché sento altro. evoco il potenziale come esorcismo e il demone che chiamo è genio luminoso (etimologicamente: benevolente) per un passo che sia posso: oltr(ef)arsi. qui il reale scorrere delle parole imporrebbe una congiunzione avversativa che voglio evitare perché il mio muovere è altro: allargo in direzioni plurali, cerco legami: è bisogno. tra questo e altro (“certe cose son da fare, una è detta eliminare, certe cose son da fare, la seconda è cancellare”) vivo ciò a cui non voglio dare forma di parole.